Islanda, l’isola dei quattro elementi: Capitolo 1.

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Islanda, l’isola dei quattro elementi

Arrivo a Reykjavik, Borgarnes e pendici del Langjokull

 

Reykjavik, la strana capitale d’Islanda.

Il nostro viaggio verso l’Islanda inizia durante una notte di fine febbraio. Il nostro volo Norwegian parte alle 7:00 del mattino, perciò ci alziamo molto prima dell’alba. Atterriamo all’aeroporto di Keflavik, che dista meno di un ora dalla capitale islandese, e partiamo alla scoperta di questo insolito paese.

Certamente Febbraio è un mese freddo, ma la temperatura è più alta rispetto le aspettative. Capiremo in seguito che pur trovandoci in prossimità del Circolo Polare, l’Islanda non è poi così fredda.

Noleggiamo una Jeep e la prima cosa che notiamo lungo la strada sono i paesaggi brulli, senza nemmeno un albero e la nera roccia lavica che fa da padrona. Qualche chiazza di verde muschio contribuisce a colorare il paesaggio, tranne per qualche cespuglio d’erba ancora secca. Di certo un paesaggio a cui non siamo abituati.

Raggiungiamo Reykjavik e anche qui ci rendiamo subito conto che non è la classica capitale europea. La città è piccola e il suo centro storico non supera la dozzina di isolati. Parcheggiamo lungo la strada che costeggia il piccolo lago che lambisce il centro storico e ci gustiamo la vista di centinaia di uccelli a galla tra le acque semigelate. Tra questi cigni, anatre e decine di altri esemplari a noi ingnioti, ma leggiamo che il lago ospita centinaia di specie.

Proseguiamo a passeggio addentrandoci nel piccolo centro città, attraverso l’agglomerato di edifici in legno e lamiera colorati dal tipico aspetto nordico. Raggiungere la piccola piazza centrale, graziosa e piena zeppa di locali, pub, ristoranti ed attività commerciali. Seppur piccolo questo centro storico è una bomboniera: pulito, curato nei minimi particolari e ricco di posticini dove fermarsi per una birra o una bevanda calda.

Dopo la breve sosta a Reykjavick ci rimettiamo alla guida verso nord, per raggiungere Borgarnes. Torneremo nella capitale per l’ultimo pernottamento.

Borgarnes, tramonto sul fiordo.

Serve spostarsi poco più nord rispetto a Reykjavik perché il paesaggio cambi nuovamente. Qui le vaste vallate rocciose lasciano spazio ad ampi terreni erbosi e pianeggianti, solcati da ripide e snelle montagne da un lato e dall’oceano Atlantico dall’altro. La strada segue la costa frastagliata e rientrando lungo i fiordi che caratterizzano l’isola.

Raggiungiamo Borgarnes prima del tramonto, posiamo i nostri bagagli e ci mettiamo in cerca di un ristorante per la cena. Siamo in tempo per ammirare il tramonto sul fiordo quindi ci ritagliamo qualche istante per goderci lo spettacolo. Ci fermiamo per cena nel ristorante del museo di Borgarnes, uno dei pochi locali aperti d’inverno. Assaggiamo una zuppa di verdure accompagnata con agnello al forno: una classica cena islandese. Il conto è di diecimila corone, circa 80 euro e per la prima volta ci rendiamo conto di quanto l’Islanda sia cara. Subito dopo cena rientriamo in hotel per la notte, anche perché il cielo è nuvoloso e non ci sarebbero state possibilità di avvistare l’aurora.

Il mattino seguente ci svegliamo alle 8:00 e fuori è ancora buio. Dovremmo attendere più di un ora perché il sole si alzi in cielo.

Sulle pendici del Langjokull.

La prima tappa del programma giornaliero prevede la grotta lavica di Vidgelmir, distante circa un ora. Circa a due terzi del tragitto lasciamo la strada asfaltata per immetterci su un sentiero sterrato in terra battuta. Molte delle strade islandesi non sono asfaltate ma il manto è buono e il limite è 60 Km/h. Aver affittato un 4×4 è stata un’ottima idea.

Raggiungiamo il centro visitatori, dove ci forniscono l’attrezzatura e partiamo alla scoperta del sottosuolo. Scendendo nella grotta da una scalinata in legno che attraversa l’apertura nella volta del tunnel. Proseguiamo per circa 600 metri lungo un corridoio alla sola luce delle torce. La nostra guida ci spiega che la grotta risale a un migliaio di anni prima, scavata da un fiume di lava che scorreva sotto la superficie terrestre. Nella grotta abbondano stalattiti e stalagmiti, sia di roccia che di ghiaccio, molte delle quali sono sottili come cannucce. Raggiunto il capolinea del percorso, rimaniamo qualche minuto a torce spente, nel buio più assoluto, prima di percorrere a ritroso la strada fatta e tornare alla luce del sole.

Di nuovo al volante, percorriamo pochissima strada prima di fare sosta per la visita di Hraunfossar, un un interessante complesso di rapide e brevi cascate. La visita richiede poco tempo, ma ne vale la pena. Centinaia di rivoli d’acqua cascano lungo una parete rocciosa, riversandosi nel fiume, generando così la cascata lineare più lunga d’Islanda.

Ci rimettiamo in auto, questa vola in direzione della penisola dello Snaefellsnes.

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Islanda, l’isola dei quattro elementi: Capitolo 2. Penisola dello Sneafellsnes e porto di Stykkisholmur.


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