Una notte nel Deserto del Thar
Due giorni e una notte a dorso di dromedario nel Grande Deserto Indiano, l’arido Thar
In questo articolo vi parleremo di un’avventura nel deserto del Thar, l’arido territorio che da Jaisalmer raggiunge il Pakistan, nell’India nord-occidentale. Viaggiare a dorso di dromedario ripercorrendo le antiche vie di carovane mercantili è un esperienza che ha lasciato il segno. Abbiamo visitato il Deserto del Thar nel marzo del 2017, durante un viaggio in India tra lo stato del Rajastan, l’Uttar Pradesh, Nuova Delhi e Varanasi. A distanza di anni, questo splendido itinerario, è ancora impresso nei nostri cuori.
Buona lettura.
Partenza per il deserto del Thar a dorso di dromedario
Ci svegliamo nel nostro hotel di Jaisamer di buon’ora, eccitati per la partenza per un’escursione di 24 ore nel deserto del Thar. Vestiti a “cipolla”, attrezzati con zaini, crema solare, cappellini e attrezzatura fotografica ci rechiamo nel punto di ritrovo con l’organizzazione. Raggiungiamo così gli uffici dell’agenzia escursionistica Sahara Travel, uno dei primi tour operator a Jaisalmer ad occuparsi di safari nel deserto. Al nostro arrivo troviamo ad attenderci la nostra guida Manu e altri due viaggiatori, una coppia che saranno i nostri compagni di viaggio per questa esperienza.
Partiamo così in jeep alla volta del Thar mentre il sole è ancora basso sull’orizzonte. Raggiungiamo circa un’ora dopo il ranch dove è previsto il cambio di mezzo di trasporto, passando da quttro ruote a quattro zampe. Mi viene assegnato il dromedario maschio più grande e dalla faccia più minacciosa, di nome Lalo. All’inizio Lalo mi intimorisce un po’, ma dopo qualche minuto il nostro rapporto prende la piega giusta. La guida Manu non proseguirà con noi, quindi ci affida ai cammellieri Sambu e Kumba e con loro partiamo alla scoperta deserto del Thar.
Il Thar non è un deserto di sola sabbia e dune. La parte più sabbiosa è quella a cavallo del confine col Pakistan e dista circa un centinaio di chilometri da Jaisalmer. La maggior parte del deserto è composto di terreno arido, ma dove di tanto crescono arbusti e qualche albero Khejri. Nonostante la nostra posizione inoltrata, le dune di sabbia sono ancora sporadiche e sparse qua e la. Lungo il tragitto avvistiamo dozzine di dromedari che ad un primo sguardo sembrano selvatici, ma sono marchiati, lasciati liberi al “pascolo”. Questo ci fa capire che seppur desertica quest’area custodisce molta vita, anche quella umana. Il deserto ospita infatti decine di villaggi di allevatori di bestiame e dromedari.
Il villaggio nel deserto e il nostro primo accampamento.
Raggiungiamo così uno di questi piccoli villaggi di pastori. In questo modo potremo vedere in che questa gente sopravvive al deserto, e naturalmente potremo far bere i nostri assetati cammelli. Appena scesi dai dorsi degli animali veniamo circondati da una decina di bambini che elemosinano qualche rupia. Ma quando dai nostri zaini tiriamo fuori scatole di biscotti e dolciumi vediamo sulle loro facce dei timidi sorrisi di gioia. Il trambusto attira l’attenzione anche dei ragazzi più grandi, che accorrono a reclamare la loro parte. Al termine della spartizione dei biscotti i più piccoli tornano dalle loro madri e i ragazzi più grandi tornano alle loro faccende. Alcuni si riuniscono a giocare a cricket, facendo a turno a chi teneva l’unica mazza di cui disponevano. Non resisto, e chiedo loro di poter provare a ribattere un lancio, ovviamente con un risultato pessimo.
I nostri dromedari, riforniti d’acqua dalla pozza del villaggio, sono finalmente pronti a partire e ci rimettiamo in marcia. Raggiungiamo poco dopo un’altura sabbiosa, non proprio una duna, che grazie a qualche albero è riparata dal sole cocente. Sambu ci informa che pranzeremo qui, in modo da evitare di spostarci nelle ore più calde. Scendiamo immediatamente dai dromedari e allestiamo il campo con spessi teli e cuscini sotto la piacevole ombra degli alberi. I due cammellieri improvvisano un fuoco e, tirate fuori alcune vecchie pentole, iniziano a cucinare verdure al curry, noodle e pane chapati. Il pasto è delizioso, considerando la cucina improvvisata e la rapidità con cui è stato preparato. Non disponiamo di posate e siamo costretti a mangiare con le mani, ma il chapati è un ottimo strumento per aiutarsi facendo la scarpetta. Abbiamo quindi un paio d’ore per riposare all’ombra, e la quiete nel deserto è una delle cose piacevoli che non dimenticherò mai dell’India.
Raggiungiamo al galoppo l’accampamento per la notte
Ci rimettiamo in marcia e, incoraggiati dai cammellieri, proviamo a far galoppare i nostri dromedari. All’inizio gli animali sono non sembrano essere convinti di voler cambiare passo, ma dopo averli spronati a dovere, uno dopo l’altro partono al galoppo. Io e Lalo ci ritroviamo in testa al gruppo, ma i cammellieri sono rimasti indietro e se fosse per me penserei di averli persi. Gli animali tuttavia sono sempre più astuti di come siamo portati a pensare. Nel nostro caso sanno benissimo dove andare e ci conducono autonomamente proprio nel luogo dove è previsto il nostro accampamento per la notte. Poi si fermano immobili ed attendono l’arrivo dei loro proprietari.
Abbiamo raggiunto questa zona sabbiosa, dove si concentrano tre o quattro grandi dune. Prima di poterci riposare, tutti e sei raccogliamo dei rami secchi per accendere un fuoco e ci adoperiamo nell’allestire il campo con i soliti teli. Questa volta sul posto troviamo anche delle brande in alluminio e dei materassi, che saranno senza dubbio i nostri giacigli per la notte. Intanto ci raggiunge in Jeep Manu, accompagnato da un piccolo gruppo di turisti che passeranno con noi la notte. Evidentemente non intendevano partecipare al viaggio a dorso di dromedario.
La notte nel deserto, sotto il cielo trapunto di stelle.
Terminiamo di preparare il campo che manca poco al calar del sole e il paesaggio ha già iniziato a tingersi di rosso. Raggiungiamo la sommità della duna più vicina, dove con lo sguardo riusciamo a raggiungere l’orizzonte, senza dubbio il punto migliore per ammirare il tramonto. Col passare dei minuti la palla infuocata inizia a farsi sempre più delineata. Calando a vista d’occhio termina poi con lo scomparire dietro la cima di una duna all’orizzonte, regalandoci uno dei tramonti più belli della nostra vita. Il panorama rimane suggestivo anche nel crepuscolo, mentre cala la notte, e le prime stelle iniziano a punteggiare il cielo.
L’unica luce è ora solo quella del fuoco acceso dalle guide, e dall’odore nell’aria si direbbe che a minuti sarà pronta la cena. Ci riuniamo quindi attorno al fuoco, mentre Manu ci avverte divertito che il nostro pasto sarà inevitabilmente croccante. Un pasto nel deserto prevede un ingrediente comune ad ogni portata, la sabbia. Nonostante la croccantezza, anche questa pasto si rivela ottimo, e a differenza del pranzo questa volta abbiamo a disposizione le posate.
Dopo cena ci sdraiamo sulle nostre brande ci perdiamo a guardare il cielo notturno. Nel deserto, senza nessuna luce artificiale a spezzare le tenebre, le stelle assumono una brillantezza ipnotica. La via lattea è chiarissima e le costellazioni si distinguono chiaramente. Questo spettacolo ci regala un momento magico, tanto da non rimpiangere il freddo notturno, la sabbia nelle coperte e il non avere un tetto sopra il letto. L’attimo è talmente rilassante che in pochi minuti cadiamo in un sonno profondo.
Ritorno a Jaisalmer
La mattina seguente ci svegliamo un po’ indolenziti per la dormita al chiaro di luna. Le nostre guide ci allietano però il risveglio con la colazione già pronta. Non manca nulla: caffè, latte, thè, brioches, biscotti, frutta. Quasi non sembra di essersi appena svegliati nel deserto.
Ci rimettiamo a dorso di dromedario e prendiamo la strada per il ranch, seguendo un tragitto molto più breve. Inspiegabilmente raggiungiamo l’allevamento in poco più di un’ora, rispetto all’intera giornata di tragitto del giorno precedente. Capisco così che il giorno prima avevamo percorso la strada panoramica più lunga, e che la duna dove avevamo dormito era a pochi chilometri dal punto di partenza. Le storie su quant’è facile perdere l’orientamento nel deserto sono vere.
Lasciati i cammelli salutiamo i nostri amici Sambu e Kumba, lasciando loro un piccolo extra per le tante attenzioni che ci hanno dato. Ci rimettiamo quindi in jeep, in direzione di Jaisalmer.
Termina così la nostra avventura nel deserto, ma non il nostro viaggio in India. Nel pomeriggio abbiamo in programma di prendere il treno notturno per Jaipur. Il pensiero di cosa ci aspetta nella capitale del Rajastan già ci eccita.
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